Mondolfo, in provincia di Pesaro-Urbino, è uno storico borgo collinare che con la sua prosecuzione nella località costiera di Marotta, rappresenta un tipico esempio di "due città in una", segno della fusione di due culture, della terra e del mare. Meta ideale per le famiglie, per chi ama la storia e per chi cerca nuovi itinerari da percorrere in bici.
Il borgo di Mondolfo guarda da secoli verso il mare Adriatico e il mare lo sta a guardare: è un balcone naturale che racconta la duplice natura del borgo e delle Marche. Colline alle spalle e mare blu davanti. A vederlo così, 150 metri in alto, si potrebbe pensare che il mare sia solo un elemento del paesaggio e che questo sia un autentico borgo di collina. Invece no, perché Mondolfo è nata come rifugio per salvarsi dalle incursioni dei saraceni ma non ha mai abbandonato la sua anima marinara. Infatti oggi ha una piccola appendice, Marotta, nota località balneare che non devi più difendersi dai turchi ma dall'assalto dei turisti in estate. Per questo Mondolfo è definita anche la terra delle due vacanze, perché in pochi minuti si può passare dal verde delle colline con i campi coltivati all'oro della sabbia e alle infinite sfumature dell'Adriatico. Un borgo davvero incantevole. Bisogna dire "grazie" ai saraceni se oggi possiamo goderci questo incantevole borgo fortificato e difeso da due cinte di mura. Visto dall'alto Mondolfo sembra un ventaglio aperto in leggera pendenza. Si lascia l'auto intorno alle possenti mura e si entra in questo borgo in cui regna il silenzio e il tempo della vita è dettato da ritmi lenti. Case basse, tetti rossi, botteghe artigiane e negozi tipici si susseguono durante la piacevole salita verso la parte più alta del borgo. Vicoli stretti e scalinate conducono alla grande piazza del Municipio, luogo prediletto di incontro e della vita collettiva di Mondolfo. Lo scenografico Palazzo Comunale con al centro una possente Torre Civica con orologio, in realtà è una ricostruzione in stile neo-romanico dell'originario palazzo distrutto da un terremoto nel 1931.
Impossibile non passarci vicino e impossibile non notare la sagoma maestosa di questo palazzo. Si trova nella parte più alta del colle ed è come se ogni strada dovesse poi portare qui. Il palazzo ha al centro una massiccia Torre Civica entrambi costruite con i mattoni recuperati dall'antico palazzo comunale raso al suolo dal terremoto del 1930. Sul palazzo ci sono i simboli che raccontano perfettamente l'anima e la storia di Mondolfo come il vessillo comunale, formato da due bande eguali, oro e azzurro. L'oro è il colore dei campi mentre l'azzurro quello del Mare Adriatico.
La chiesa monumentale di S. Agostino, parte integrante dell'omonimo complesso conventuale, si presenta attualmente nelle sue forme tardo cinquecentesche con rimaneggiamenti del Settecento.
Si tratta di un bellissimo esempio di architettura di provincia dove, la imponente fabbrica in laterizio rosso immette ad un interno dove subito si è colpiti dalla maestosità dell'unica aula, con volta a botte, che dà ragione dell'imponenza esterna dell'edificio. Lungo le pareti dodici altari finemente scolpiti, intagliati, dorati, impreziositi nelle lesene da resti di pitture murali, scandiscono la ritmicità della navata, conservando preziose opere dei più importanti artisti dei Cinque-Seicento marchigiano, da Presutti a Barocci, da Ridolfi a Guerrieri.
Chiesa altomedievale di San Gervasio (sec. V-VI/XVIII). L'Abbazia di San Gervasio di Bulgaria è una delle più antiche chiese del territorio ed è immersa nel verde della campagna marchigiana, non distante dalla riva sinistra del fiume Cesano. Essa è l'unica chiesa il cui titolo ha un chiaro riferimento alla Bulgaria, denominazione risalente all'alto medioevo e all'insediamento di popolazioni barbariche in questo tratto del basso Cesano caratterizzato dalla presenza di siti umani sin da epoca preistorica. Da qui passava un diverticolo dell'antica via Flaminia ed era la posizione ideale per diffondere la religione cristiana a chi da Roma andava verso l'Adriatico. L'esterno è semplice, come l'interno. Il luogo più suggestivo della chiesa è la Cripta "a fungo" che si sostiene grazie ad una sola colonna in marmo cipollino. Al centro c'è il grande sarcofago che, secondo la leggenda, ospita il corpo di S. Gervasio. Il sarcofago di stile ravennate è decorato con i tradizionali simboli dei primi cristiani: la Croce, i pavoni, il labaro costantiniano e l'edera. Altro monumento originario della cripta è il Fonte battesimale, finemente lavorato e databile attorno al XII secolo, oggi conservato nel Palazzo comunale di Mondolfo.
Complesso religioso più bello del borgo si trova appena fuori le mura, vicino a Porta Santa Maria ed è dedicato a Sant'Agostino.
Dal 1200 qui sono vissuti gli agostiniani anche se gli spazi sono usati per eventi culturali, convegni e per il Museo Civico. La Chiesa Monumentale di S. Agostino, che fa parte del complesso, ha forme tardo cinquecentesche e vi si accede attraverso tre eleganti portali scolpiti in arenaria.
L'interno ha unica volta a botte con lungo le pareti 12
splendidi altari scolpiti e un bel coro ligneo nella
controfacciata. Bello il Chiostro seicentesco sui cui lati sono affrescate scene della vita di Sant'Agostino e dal quale si accede al Museo Civico di Mondolfo con reperti preistorici e del Castello, ricordi del rinascimento e della tradizione artigiana del borgo. Particolarmente interessante l'orologio usato fino al secolo scorso nella Torre Civica.
A un minuto a piedi, in direzione Via Torre, si arriva al Belvedere del Castello, il punto più panoramico del borgo che offre una vista magnifica sul territorio circostante. In realtà state passeggiando sui vecchi camminamenti delle mura fortificate, che nel corso dei secoli si sono trasformati in qualcosa di meno "bellicoso" e più utile al borgo.
A pochi metri a piedi da Piazza del Municipio c'è anche uno dei bastioni che il borgo ha usato nei secoli per difendersi dagli attacchi. Ora che nessuno più invade il borgo, le possenti mura del Bastione di Sant'Anna sono state trasformate in uno splendido giardino all'italiana e in con una limonaia e suggestivi locali ipogei. Qui si svolgono eventi culturali, mostre e spettacoli, ma vale la pena andarci anche se non c'è niente in programmazione. Ci si riposa dalla salita, si respira aria buona, la vista è magnifica. Lungo i camminamenti sono disposti antichi pezzi d'artiglieria usati per difendere le mura. Se avete tempo dedicate qualche minuto all'armeria di via dei Vandali.
Il lungomare di Marotta, all'interno del più ampio progetto della «Ciclovia Adriatica», vanta un'ampia pista ciclabile che costeggia il marciapiede e il relativo muretto di separazione dalla spiaggia. Proprio questo muretto negli ultimi anni è diventato il protagonista di "Mosaichiamo la città"; una vasta iniziativa di riqualificazione urbana sostenuta dal Comune di Mondolfo e promossa dall'associazione culturale «Chiaro Scuro» che ha decorato gran parte del litorale con coloratissimi e gioiosi mosaici realizzati in sinergia con enti e realtà del territorio.
LA VIA DEI MOSAICI
Tutto è iniziato con il primo mosaico realizzato nel parcheggio di Villa Valentina che ha dato il «la» ad una lunga serie di altri mosaici realizzati sul lungomare, tra i quali anche quelli per la riqualificazione del molo. Ma possiamo trovarne alcuni anche in altri luoghi del territorio comunale; per esempio uno dei più grandi e articolati mosaici è sicuramente quello realizzato all'esterno della chiesa di san Giovanni in via Martini a Marotta.
Le grandi pareti dei «tufi» sono formazioni marine del pliocene inferiore caratterizzate da sabbie ed arenarie debolmente cementate fra loro. Suggestive nella forma, brillanti nel colore e polverose al tatto, sono quelle che caratterizzano l'intera area della Madonna delle Grotte o altrimenti nota col suggestivo nome di «La Valle dei Tufi». Si tratta di una zona compresa tra Mondolfo, S. Costanzo e Stacciola che presenta numerose pareti di tufo nelle quali si trovano le caratteristiche grotte scavate nel tufo. Ne sono rimaste pochissime e venivano usate come dispensa di cibarie o come magazzini per diversi usi. Il loro utilizzo era favorito dalla facilità di scavo delle pareti stesse, essendo il tufo un materiale tenero e malleabile come dimostrano i numerosi fori di nidificazione del gruccione. Percorrere la Valle dei Tufi significa immergersi nella tranquillità della verde e rigogliosa campagna marchigiana; incontrare qua e là case coloniche, segno tangibile di quella che fu la «civiltà della mezzadria».